TORINO, Cairo s'infuria per aver perso Bianchi
Presidente Cairo, perché Rolando Bianchi è andato alla Lazio? «Ha scelto lui, influenzato pesantemente dal procuratore». È stato un martedì convulso, sembravate in vantaggio. Poi che è successo? «Allora, io e Antonelli abbiamo incontrato Bianchi e il suo procuratore Tinti nei miei uffici a Milano. Alle 12,30 ci siamo lasciati con una stretta di mano, “vengo al Toro” mi ha detto il giocatore. Mi hanno avvertito che avrebbero sentito anche Lotito, solo per una questione di correttezza. Ero tranquillo».
Quanto aveva offerto?
«Poco meno di un milione per sei mesi a Bianchi. E fissato a 12 milioni il riscatto col Manchester che aveva rinunciato al pagamento del prestito».
Lotito quindi deve aver offerto di più.
«Non credo. Sono intervenuti altri fattori sui quali è meglio tacere».
Vuol dire che qualcuno ha giocato sporco...?
«Gliel’ho detto. Meglio tacere».
Non sarà invece che Lotito ha offerto di più e garantito con argomenti più solidi il riscatto che lei ha solo promesso?
«Non credo che Lotito abbia messo più soldi nella trattativa.
E neanche che riscatterà a prescindere il giocatore. Aspetterà, come è normale, di vedere il suo rendimento».
Perché non avete mai trattato direttamente l’affare con il Manchester, ma dato invece carta bianca a Tinti?
«Con gli inglesi i contatti ci sono stati, via fax e telefono. Come ha fatto la Lazio, del resto».
Presidente, non è che ha fatto la figura del pollo?
«No. Io non ho gestito direttamente la trattativa. Antonelli parlava, fidandosi giustamente, con Tinti e poi la situazione si è capovolta».
E lei si fida ancora di Antonelli?
«Certo. Il rapporto si è rafforzato dopo questa vicenda».
Fatto sta che vi trovate a mani vuote.
«Io volevo comprare Bianchi per fare un regalo alla curva, perché i tifosi me l’hanno chiesto a gran voce. Siamo terz’ultimi, la classifica è ingiusta ma ho capito che qualcosa andava fatto. Anche se Bianchi sarebbe stato comunque una scommessa. Al Manchester non è che abbia reso poi tanto».