MERCATO, Da Vieri a Reginaldo. Il bilancio torna
Il bilancio torna. Eccome. E non solo perché su due delle cessioni più importanti (quella di Toni e soprattutto quella di Reginaldo), la Fiorentina ha realizzato importanti plusvalenze. Il bilancio torna perché rileggendo il totale dei milioni di euro spesi per gli acquisti e quelli incassati per le cessioni, il passivo della società viola si è assestato su un sopportabilissimo 2,7 milioni di euro. Il tutto per essere comunque chiari, senza tenere conto dei contratti (nuovi o smaltiti) che la Fiorentina ha sottoscritto con i 20 giocatori che hanno animato il mercato gigliato appena concluso.
Mercato che ha avuto in Pantaleo Corvino il protagonista assoluto, con Prandelli in veste di «consulente tecnico» e l’ad Mencucci in quella di «consulente finanziario». Insomma, a parte queste... consulenze, alla fine a decidere è sempre stato il direttore sportivo.
Dunque, la Fiorentina ha speso poco più di 30 milioni di euro (una sessantina di miliardi di vecchie lire) e ne ha incassati poco meno di 28. Già, ma quali sono state le operazioni più o meno vantaggiose? Sicuramente il via libera al trasferimento di Reginaldo al Parma, così come la comproprietà sottoscritta con la Samp (per Maggio) hanno permesso ai viola di incassare euro pesanti e magari inattesi appena qualche mese fa. Diverso il discorso relativo a Bojinov, anche se per la verità, visto il rendimento e lo strappo fra il giocatore e la società, gli 8,5 milioni del Manchester City sono considerare una super-cifra, anche se chiaramente inferiore ai 15 milioni che a suo tempo la Fiorentina consegnò al Lecce per arrivare al bulgaro. Il caso Toni? Gli 11,5 milioni versati dal Bayern andrebbero riletti e ricontati senza dimenticare quanto accadde ormai oltre un anno fa quando Lucagol rinunciò all’Inter e la Fiorentina alla maxi-offerta di 20 milioni presentata da Moratti. Toni, per gli operatori di mercato, questa estate non valeva più di 12/13 milioni e dunque la società di Della Valle non poteva pretendere un tesoro e spingersi oltre gli 11,5 milioni offerti dai tedeschi.
Capitolo acquisti. Senza dubbio gli ingaggi di Vieri e Lupoli sono il frutto di una tattica azzeccata (grazie anche alla formula degli svincoli) e molto positivo, sempre secondo gli addetti ai lavori è stato l’aver realizzato l’accoppiata dei baby della Repubblica Ceka (Hable e Mazuch) pagati, in coppia, 1,6 milioni.
NON PROPRIO da «saldi» i prezzi dei cartellini di Osvaldo (acquistando il quale la Fiorentina ha comunque risolto anche la cessione di Brivio) e di Pazienza, per il quale, comunque, i 3 milioni di euro per riscattare il centrocampista erano stati fissati a suo tempo. Insomma, se si voleva (come poi è accaduto) Pazienza i soldi da girare all’Udinese erano 3 milioni. Punto e basta.
Ricordata l’estenuante trattativa per strappare Semioli al Chievo (e comunque ci sono voluti quasi 15 miliardi di vecchie lire), può davvero essere indicata la comproprietà fissata con il Piacenza per portare a Firenze, a gennaio, l’attaccante Cacia, l’operazione in entrata più importante. E sicuramente di alta qualità.