IN EQUILIBRIO
Non siamo qui per fare i bastian contrari, ma solo per cercare equilibrio. Chissà in quanti oggi scriveranno “non erano brocchi dopo Parma non sono campioni dopo Palermo”. Sottoscriviamo, e, anzi, aggiungiamo: questo discorso non vale solo per i giocatori, ma anche per tecnico e dirigenti. Si è parlato in questi giorni di una possibile staffetta, al termine della stagione, tra Sinisa Mihajlovic e Delio Rossi. Non erano frasi di circostanza quelle relative al fatto che il tecnico serbo, sin dal suo arrivo a Firenze, ha dovuto fare i conti con tutta una serie di situazioni difficili, in primis i molti giocatori infortunati; allo stesso tempo non vorremmo sentir parlare di un Mihajlovic che ha dato una lezione di gioco e tattica a Rossi: la vittoria della Fiorentina è strameritata, ma i problemi con le assenze stavolta era il tecnico romagnolo ad averli. Con questo non vogliamo tirare certo la volata a Delio Rossi, anzi: se i progressi della squadra di Mihajlovic continueranno nel corso della stagione, tanto che quest’ultimo si guadagnerà la conferma, saremo tutti felici e contenti. Ma se dovesse concretizzarsi l’approdo a Firenze dell’attuale allenatore rosanero, guai a rinfacciargli la sconfitta di ieri. Perché lui potrebbe ricordare quante volte la sua Lazio ha fatto vedere i sorci verdi a Prandelli. Gli allenatori, ancor più dei giocatori, vanno giudicati per quello che hanno fatto nel corso di una carriera, non certo in una gara o in una stagione. Discorso analogo per Pantaleo Corvino. Lo ripetiamo, che le assenze non rappresentino un’attenuante per il Palermo. Altrimenti la Fiorentina potrebbe sostenere che senza la serie di malanni che l’ha tartassata, ora potrebbe essere tranquillamente a giocarsi un posto in Champions League.
Ma la mancanza di Armin Bacinovic in mezzo al campo la si è vista eccome. Come si è visto ancora una volta di che pasta è fatto Josip Ilicic, che in più occasioni ha letteralmente tagliato a fette la difesa viola. E quei due Sloveni acquistati per una manciata di euro ci restano sullo stomaco così come è rimasta “la fiorentina” ai Palermitani. Diamo però a Cesare quel che è di Cesare. Camporese, una delle note più liete non solo della Fiorentina ma di tutto il calcio italiano, fa parte di quelle “pianticelle viola” che il dirigente salentino ha così ben coltivato. E si torna al solito punto: ci vuole equilibrio. Corvino non era il miglior ds della Serie A un anno e mezzo fa e non è da "4" nel febbraio del 2011. Forse c’è qualcosa di diverso. Ogni dirigente ha le sue peculiarità: è fuori da ogni dubbio che l’attuale responsabile dell’area tecnica della Fiorentina abbia pochi rivali per quanto riguarda la gestione del settore giovanile. Sarebbe un azzardo pensare a un Corvino che si dedica interamente ai giovani, e ad un dirigente particolarmente abile sul mercato estero -come, ad esempio, quello che ha portato in Sicilia i due talenti del Maribor- ad affiancarlo?