FRATTURA INSANABILE

15.04.2011 01:15 di  Marco Gori   vedi letture
FRATTURA INSANABILE
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

Il titolo non inganni: nessuna clamorosa novità in casa viola, anzi, siamo talmente nauseati dall'immobilismo che regna al numero civico 4 di Viale Manfredo Fanti che vorremmo quasi fermarci qui e chiudere con un semplice "che tristezza!". La spaccatura cui ci riferiamo è quella che si sta registrando in generale nel calcio italiano. Finita l'epoca delle "sette sorelle", con le débacle finanziarie dei vari Cecchi Gori, Cragnotti e Tanzi, finita l'era del rinato strapotere della Juventus, che ci pare non si sia ancora definitivamente ripresa dalla mazzata di "calciopoli", e finito anche il duopolio Inter-Roma, che aveva però permesso a Fiorentina e Sampdoria di assaggiare almeno gli avanzi della torta, si va verso una separazione sempre più netta tra le realtà delle grandi metropoli e quelle della provincia. Milan-Cristiano Ronaldo, Inter-Tevez: non è fantacalcio, ma il logico tentativo da parte delle due società della maggiore nonché più ricca area metropolitana del nostro Paese di rimediare alla caduta libera -almeno a livello di club- del calcio nostrano. Tiene botta il Napoli, non a caso squadra della seconda area metropolitana-per numero di abitanti- della Penisola, e ci prova la Roma, uno dei due club della Capitale nonché terza area metropolitana della Repubblica Italiana. Dopo di che..il deserto. Provano a resistere Lazio e Udinese -che, tanto per completare un nostro pezzo di qualche settimana fa, non solo ha una rete di osservatori di primo livello, ma anche una squadra satellite in Spagna dove far crescere i giovani pescati in giro per il mondo- ma tali resistenze non paiono gradite al Palazzo -dove con questo termine, sia chiaro, non ci si riferisce ad alcun personaggio o ente in particolare-, che, in questi casi, vede e provvede. E che fa la Fiorentina? Il club viola avrebbe tutte le carte in regola per rompere le uova nel paniere a chi spera in un campionato sempre più ispirato al modello spagnolo: una proprietà potente sotto tutti i punti di vista, una piazza a cui sono bastate tre partecipazioni alle competizioni europee per infiammarsi come non avveniva da quasi dieci anni, uno stemma che in tutto il mondo è simbolo di prestigio e grandi tradizioni. Ma, evidentemente, tutto questo non è bastato, o non è stato sfruttato in maniera adeguata. Così, quel club che ha inventato il terzo tempo permette battute scurrili al proprio allenatore ormai in ogni sede, quella società che si riempiva la bocca di parole come "progetto" e "ciclo" e che ospitava Laporta e Platini affida praticamente i compiti che normalmente svolge un presidente al proprio direttore sportivo, come non avviene nemmeno in Lega Pro.

Ci chiedevamo pochi giorni fa perché la Fiorentina pare attirare sempre di meno eventuali nuovi giocatori. Ci rendiamo conto di esserci posti una domanda sciocca, o forse retorica. Nel panorama calcistico che si prospetta per il futuro, che differenza fa giocare a Firenze piuttosto che a Lecce, a Catania o a Bologna? Non vogliamo disegnare scenari apocalittici, ma semplicemente far presente quale sia la prospettiva più realistica per la squadra della nostra città al 15 aprile del 2011. Ovviamente la speranza che tra due settimane la famiglia Della Valle ci smentisca resta sempre viva. Ma è una speranza sempre più flebile.