SPALLETTI, Calcio-champagne che nasce da un clan di amici
Il pallone è fatto di numeri e Spalletti annota già un bell’elenco di virtù. In classifica, tanto per cominciare: due vittorie, sei punti, l’Inter che è dietro. IL Milan gioca oggi e intanto ieri sera, viaggiando verso Certaldo, tornando nell’eremo di casa, Spalletti si è goduto il primato in compartecipazione,in graduatoria, la Roma con la faccia davanti alle due milanesi.
Adesso che è ancora estate, ovvio, i numeri sono relativi e contano davvero poco. Sono gli indizi, però, a confortare: non si sbanca il Meazza, rifilando una solenne lezione di gioco e di collettivo all’Inter, senza un copione in testa, assimilato e perfettamente esibito. Non si vince a briglie sciolte sette giorni dopo, mettendo alla frusta, a domicilio, il Palermo: nessun appagamento per la Supercoppa sistemata in bacheca la settimana precedente.
Anche in questo la Roma di Spalletti è cresciuta: materializza in fretta i successi, senza adagiarsi, focalizzando il prossimo obiettivo.
Uno staff di toscani che lo assistono e lo assecondano: Spalletti, a Trigoria, gestisce un clan di amici, prima di tutto. Al gruppo storico si è aggiunto, dalla scorsa stagione Baldini, che non è il diesse amico di Capello ma l’ex-stopper dell’Empoli, la squadra e la società in cui, tanti anni fa, Spalletti iniziò la sua bella carriera. Insegna calcio vincente, ottimizza il parco-giocatori a disposizione.
Si è inventato un modulo senza un vero centravanti, tutti a ruotare sul fronte offensivo, senza concedere punti di riferimento. Allenamenti specifici senza palla perché le percussioni sono il marchio di fabbrica della Roma attuale, due vittorie, cinque gol fatti, azioni su azioni confezionate col ritmo e la fantasia.
Una Supercoppa già in bacheca, già dissolte le insidie dell’inizio di campionato. Nulla si è potuto inventare Colantuono, anche Mandolini si è arreso. Ora la sosta, la trasferta di Reggio, l’inizio dell’avventura in Champions. Prima del trittico, sistemato all’interno della stessa settimana, a fine settembre: Juve, poi a Firenze, poi Inter. Due gare in casa, solo i viola lontano dall’Olimpico.
Non teme le prossime imboscate, Spalletti: la sua Roma, con la grancassa, è sistemata lassù con la forza delle idee, di un gioco rivoluzionario, di interpreti che si conoscono e si muovono seguendo uno spartito acclarato. Dolce, ieri sera, è stato il ritorno nell’eremo di Certaldo.