CLASSIFICA ALLENATORI, I 5 "Flop" d'Italia
E' un editoriale su esplicita richiesta dei lettori. Sette giorni fa abbiamo proposto la Top 5 degli allenatori italiani. Non c'era alcun tipo di scaletta. Nessuno è arrivato primo, nessuno quinto. Nomi e giudizi. Ballardini, Prandelli, Spalletti, Gasperini e Del Neri hanno un altro passo. Fuori concorso Carlo Ancelotti (al Milan pensavano fosse "cotto" perché non faceva giocare Ronaldinho: il tempo è sempre galantuomo) e Fabio Capello. Ci verrebbe da chiedere come mai per il dopo Donadoni, in Nazionale, abbiamo rispolverato Lippi e non siamo andati a convincere Capello per il progetto Sudafrica. Risposte di questo tipo non ne avremo mai. Torniamo al punto di partenza. Tante mail sono arrivate dopo la Top 5 di lunedì scorso, di ogni contenuto. Dalla rabbia di alcuni romanisti contrari a Spalletti, all'euforia dei genovesi felici dell'en plein. Dai nostalgici palermitani per Ballardini, ai "freddi" fiorentini per il mercato viola inconcludente, a detta degli stessi tifosi. Tutti, diciamo tanti, hanno avanzato una richiesta: non vogliamo i migliori, troppo facile, vogliamo i 5 peggiori di serie A. Eccoci allora ad accontentare i lettori, provando a dare delle spiegazioni plausibili; bocciare è sempre più difficile che promuovere. Non è un mistero che il Napoli sia in difficoltà e non è un mistero neanche che De Laurentiis stia pensando finalmente di aver sbagliato metodo e personaggio per tornare in Europa, dopo l'esonero del pragmatico Reja. Donadoni ha sbagliato tutto, o quasi, da quando è sbarcato a Capodichino. Sbagliò ad accettare di iniziare in corsa con una macchina che non correva più, sbagliò perché non portò nulla di nuovo rispetto al suo predecessore e sbaglia tuttora perché impoverisce, anziché impreziosire, il mercato più costoso della gestione De Laurentiis. Il Napoli non ha gioco e la tristezza in campo della squadra rispecchia la guida tecnica. Donadoni dimostri di sentirsi un leone perché le parole, soprattutto a Napoli, non fanno più effetto. 4 punti in 4 giornate, -4 di media inglese e 7 reti subite, fin qui, sono già troppe. Pierpaolo Marino in estate aveva pensato a Delio Rossi, idea sicuramente vincente.
La scorsa settimana, ma anche nel mese di luglio, abbiamo definito Angelo Gregucci il più sopravvalutato della serie A. Da anni di lui si parla molto bene, ma a Vicenza miracoli non ne ha fatti e la serie A non l'ha conquistata sul campo. L'Atalanta si è bruscamente risvegliata dal bel gioco di Del Neri ed oggi si ritrova a quota zero. Un gruppo che non lotta e non ha gioco, una difesa perforabile da ogni lato ed un attacco evanescente. Carlo Osti farebbe bene ad intervenire subito perché la scommessa può già considerarsi persa.
Palermo ancora protagonista, questa volta in negativo. Il fattore Z in rosanero non aveva buoni propositi ed ecco che su Zenga e Zamparini presto potrebbero abbattersi i primi fulmini. Il Palermo non c'è, eppure la squadra costruita in estate aveva solide basi e valide scommesse. Zenga a Catania ha fatto un buon lavoro, ma uno come lui spesso trova intorno tutto bruciato. La sua squadra è partita male, come lui stesso quando dal ritiro parlava di scudetto e grandi progetti. 4 punti in 4 giornate, 1 vittoria, ma soprattutto 3 gol realizzati con un parco attaccanti che farebbe invidia ad almeno 12 squadre su 20 di A. Giampaolo a Siena paga un mercato al ribasso ed un caos societario che influisce sulla squadra. Ha sbagliato ad accettare di restare, anche se era ormai tagliato fuori da discorsi più prestigiosi con altri club. Il Bologna è in cima alla classifica per il non gioco espresso dalla squadra di Giuseppe Papadopulo. Milano non fa testo? Ok, il primo tiro nello specchio della porta di Storari arriva solo dopo che Viviano è stato battuto, alza barricate come se i rossoneri attaccassero a Fort Apache e non propone alcuna novità tattica di fronte ai cambi di Leonardo che tutto è fuorchè il Colonnello Thursday. 2 punti in 4 giornate. Delusione anche a Catania. Encomiabile Pietro Lo Monaco che difende Gianluca Atzori. "Se andiamo in B il nostro allenatore sarà comunque Atzori". Bravo ragazzo e tecnico preparato, lo scotto del doppio salto dopo un anno di C1 all'esordio da allenatore potrebbe però bruciarlo. Il punticino con la Lazio può servire per ottenere maggiore fiducia; la squadra c'è ed è competitiva, spetta adesso al Mister darle una sua fisionomia e ripagare la fiducia incondizionata della società.