ARSENAL, Arsene non è stato Lupin
Che invidia per l'Emirates Stadium di Londra! Se penso alla mia Torino, al vecchio Comunale ristrutturato per le Olimpiadi in versione "bonsai", e al vecchio Delle Alpi, dove i giocatori sembravano tutti “formiche” come Giovinco, mi viene l'itterizia. Uno stadio perfettamente "da calcio" per una bella partita. Wenger è un personaggio eccezionale del football contemporaneo. Il tecnico francese, con lo staff dell'Arsenal, si è reso protagonista, in questi anni, di un'impresa unica. Puntare sui giovani, e sui giovanissimi, anche di provenienze inusuali, e riuscire a mettere un piedi una squadra competitiva. Penso a Sagna (assente contro il Liverpool), Tourè, Clichy, Ebouè, Fabregas, Flamini, Hleb e Adebajor, limitandomi a quelli impiegati mercoledì. Il calcio britannico ci ha "scippato" da Gattuso e Maresca, fino a Lupoli e Rossi, ma conta anche saper scegliere. Non credo sia facile capirlo a 16 anni. Detto ciò, anche i grandi sbagliano, e Arsene è stato poco scaltro, poco...
Lupin. Aveva trovato la strategia vincente, e l'ha voluta modificare, sperando di guadagnare in peso atletico, ma perdendo sicuramente in creatività. L'avvio della ripresa, purtroppo, è rimasto isolato, in quanto a intensità di gioco. Il coach era partito con un 4-4-1-1: Van Persie, evanescente, in appoggio ad Adebayor. All'inizio del secondo tempo, con Walcott al posto di Van Persie, ecco la bacchetta magica. 4-2-3-1: Fabregas e Flamini in mediana, Ebouè a destra, Hleb (devastante) al centro e Walcott a sinistra trequartisti, Adebajor punta. Quando gli sviluppi lasciavano presagire il 2-1, Wenger ha inserito l'"armadio" Bentner al centro, dietro al togolese, spostando Hleb a sinistra, e dirottando Walcott a destra. Da quel momento, i londinesi sono tornati prevedibili, e l'incantesimo è finito: un nuovo attore e un nuovo copione per rovinare tutto.