INTER, A quando l'esonero tra un tempo e l'altro?

"Inter, di tutto e di piu'. A quando l'esonero tra un tempo e l'altro? Chi fara' fuori quei giocatori che nei loro siti inneggiano piu' a Mourinho che alla squadra?"
L'editoriale di TMW oggi è scritto da Franco Rossi
21.12.2010 07:15 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: TMW
INTER, A quando l'esonero tra un tempo e l'altro?
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Che la si ami o meno, non si può negare una cosa: chi ha scritto l'inno della squadra nerazzurra definendola "Pazza" sapeva bene di cosa stava parlando. Ci sono, infatti, cose che, in tutto il mondo, capitano solo all'Inter (l'unica squadra, per dirla con interistiorg.org, in cui si scende dal carro dei vincitori). Una di queste, quella che più di recente si è vista confermata, è quella curiosa tradizione per cui – una volta ogni tanto – in conferenza stampa, davanti a tutto il mondo, avviene un regolamento di conti tra l'allenatore e la società. Questa tradizione riguarda solo allenatori illustri: Lippi (che ha vinto scudetti, Champions' League, Intercontinentali e Mondiali), Mancini (scudetti, coppe Italia, Supercoppe), Mourinho (scudetti in più nazioni, Champions' League con due squadre diverse, coppe varie) e, ora, anche Rafa Benitez (scudetti vari, Champion's League, Coppa UEFA ed Intercontinentale). Cosa spinge fior di professionisti, famosi, ricchi, di successo ed esperti, a fare qualcosa che mai in carriera avevano fatto e che nessun collega si sogna nemmeno di fare, ovvero sparare sulla propria società? Non solo: come riesce la società nerazzurra a diventare invisa ai propri allenatori sino a fargli prendere simili iniziative, nonostante essi siano sempre tra i più pagati del mondo? Non esiste, ovviamente, una risposta certa a simili quesiti, ma una cosa pare sicura: gli allenatori dell'Inter (solo quando sono all'Inter) non hanno una grande fiducia nelle comunicazioni con la loro dirigenza, tanto che – ad un certo punto del rapporto – decidono che l'unico metodo per far sapere la loro opinione è quello di dirla davanti alle telecamere, subito dopo una partita, meglio se importante ed in Mondovisione. L'ultimo della serie, come noto, è stato Benitez che, subito dopo la conquista di un trofeo che nella bacheca della società di via Durini mancava da "soli" 45 anni, ha pensato bene di tenere una conferenza stampa nel corso della quale, invece che dire le solite quattro cose che dicono tutti, ha, con precisione chirurgica e sicuramente preordinata, scagliato un feroce attacco alla società ed a diversi giocatori. Il discorso del tecnico spagnolo è stato spietato. Ha iniziato dicendo che vuole essere rispettato. Il messaggio è chiaro: la società e diversi giocatori gli hanno mancato di rispetto da quando è arrivato. Con questa frase ha annunciato al mondo che, finalmente, avendo vinto il Mondiale per club, era giunto il suo momento. Si è prestato a fare da parafulmine sino ad ora, ma adesso basta, ha proseguito Benitez, dicendo che Moratti era venuto meno alla sua promessa di prendergli almeno tre giocatori, come da lui richiesto. Ci vuole competizione all'interno di una squadra, ha ancora detto. Messaggio chiaro: certi giocatori non sono stati presi nella campagna estiva, perché qualcuno aveva deciso che alcuni atleti dovevano avere il posto assicurato. Bisogna avere il controllo totale su ciò che fanno i giocatori. L'accusa, stranamente passata quasi sotto silenzio nei commenti della stampa, è gravissima. Si lancia la croce sui giocatori, che non fanno vita da professionisti e che vanno in palestra da soli senza comunicarlo perché così abituati in passato, ma allo stesso tempo si colpisce anche la società, accusata di non saper far rispettare ai propri tesserati un minimo principio di professionalità.

Come dire: da domani non mi saluterà nessuno, ma voglio che si sappia come stanno le cose. L'allenatore deve avere il "supporto totale" della società, ha continuato, ormai inarrestabile, Benitez. Leggasi: io posso anche allenare, sono bravo a farlo e lo faccio da 25 anni, ma se vengo delegittimato di continuo dalla società, non ci si sorprenda se poi alcuni giocatori si permettono atteggiamenti irrispettosi. Non si è, Benitez, limitato a puntare il dito contro la società, accusandola di non mantenere le sue promesse, di non tutelare l'allenatore, di non controllare i giocatori, di non saper mantenere disciplina e professionalità, di farsi mettere i piedi in testa dai senatori. Il tecnico ex Liverpool è andato oltre e, fresco dell'appena conquistato titolo di mondiale per club, ha proseguito indicando le possibili alternative per proseguire. Compratemi quattro giocatori e fate sì che io abbia controllo su tutto ciò che fanno (e, sottinteso, così posso procedere a far fuori i senatori che inneggiano al vecchio allenatore sui loro siti Internet ed a dare un gioco a questa squadra), oppure andiamo avanti a dare la colpa al solo allenatore (ipotesi, ovviamente, solo teorica dopo ieri sera) o, ancora, che il Presidente parli con il mio procuratore (ovvero; col cavolo che mi dimetto e rinuncio ad un sacco di soldi, se volete che sta cosa finisca sediamoci e trattiamo quanto vi costa la mia uscita). La situazione, come chiunque può vedere, è allo sbando come forse mai è stata nel pur burrascoso passato. L'allenatore spara sulla società, i giocatori sparano sull'allenatore (quali sanzioni saranno adottate nei confronti di Materazzi e Stankovic?), la società sta zitta e, quando parla, fa rimpiangere il suo silenzio (difficile immaginare una dichiarazione peggiore del "non parlo di Benitez ma i giocatori sono molto felici" rilasciata da Moratti). Oriali, unica persona che portava un po' di equilibrio, è stato messo alla porta (anche di questo è stata data la colpa a Benitez: come se lui avesse qualcosa a che fare con l'ennesima notte dei lunghi coltelli nerazzurra, nel corso della quale Branca ha fatto fuori il protagonista della vita da mediano di Ligabue). Che, in tutto questo, l'Inter, pur dilaniata dal caos che sta emergendo, abbia fatto la più grande annata che, nella storia del calcio, qualsiasi squadra italiana abbia mai fatto, è solo una circostanza che si aggiunge a rendere ancor più grottesco il quadro di cui stiamo parlando. Cosa succederà ora? Difficile dirlo: stiamo, pur sempre, parlando dell'Inter, per cui qualsiasi soluzione, specie la più irrazionale, è possibile. Potrebbe, quindi, anche essere abbattuta una nuova barriera, quella di licenziare un allenatore che ha appena vinto il titolo mondiale. Una volta fatto questo, anche l'ultimo tabù sarà abbattuto, quanto meno sino a quando renderanno possibili le conferenze stampa degli allenatori anche negli intervalli delle partite e cominceremo a vedere esoneri anche tra il primo ed il secondo tempo. Un Presidente degli USA, venuto in Europa nel secondo dopoguerra per vedere la situazione degli stati europei alle prese con la difficile ricostruzione, nel corso (guarda il caso…) di una conferenza stampa al suo ritorno, rispose ad una domanda con la quale gli si chiedeva com'era la situazione nei principali stati del vecchio Continente. Egli rispose: "dovunque la situazione è seria, ma non drammatica, a parte che in Italia, dove è drammatica, ma non seria". Sarà anche piena di giocatori stranieri, ma la tradizione italiana appare custodita dall'Inter come da nessun altro nella nostra nazione.