GIOVANI, Cosa chiede Sousa a Chiesa, Hagi e Perez

01.01.2017 12:00 di  Luciana Magistrato   vedi letture
GIOVANI, Cosa chiede Sousa a Chiesa, Hagi e Perez
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

"Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia" cantava Francesco De Gregori al dodicenne Nino. E chissà se Paulo Sousa conosce questa bella canzone di qualche anno fa, visto che sono proprio le qualità che cerca nei giovani che reinterpretate con melodia portoghese stanno ad indicare volontà e il mettersi a disposizione, il sacrificio, il dare tutto, lavorare per sviluppare le proprie qualità. Per Sousa non conta l'età, se intravede la qualità ma soprattutto la voglia di crescere e arrivare. E il tecnico di sicuro le ha viste in Bernardeschi la scorsa stagione e in Chiesa in questa (nel quale ha detto di rivedersi come percorso), senza tralasciare l'esordio fatto fare a Perez e Hagi, la convocazione di Maistro. Eppure quest'anno qualcosa è cambiato in lui, complice l'arrivo di Pantaleo Corvino che per i giovani ha un occhio di riguardo. Sì perché lo scorso anno il portoghese preferiva la coperta corta piuttosto che portare un giovane qualunque in panchina visto che oltre alla qualità Sousa vuole vedere sacrificio e voglia di mettersi a disposizione. Non esitò a rispedire Diakhate in Primavera per un ritardo in occasione della prima ipotetica convocazione non intravedendo forse abbastanza volontà di sacrificio (e quindi non lo ha ritenuto pronto) e quest'anno ha tenuto Bernardeschi in panchina quando lo ha visto  distratto dalle voci sul suo ruolo che, per lui, deve essere quello che gli dà il tecnico (in cui era comunque esploso), salvo poi cambiarglielo quando se ne è convinto da solo.

Insomma testa bassa e pedalare uniti ad una buona dose di spensieratezza, grinta e coraggio che solo un giovane può avere, forse per questo Sousa ha fatto esordire Chiesa con la Juve e Perez con l'Inter e, anche se non hanno inciso, hanno comunque fatto meglio di tanti veterani. Su Hagi il discorso è diverso (esordio con il Cagliari), perché viene da un ambiente e un calcio diversi e Sousa ci va più cauto (per non parlare di Dragowski del quale evidentemente non si fida completamente ancora, preferendogli Lezzerini, un altro giovane del vivaio sul quale ha voluto puntare anche se come secondo). Insomma i giovani lo ascoltano e lo seguono (senza lerdere l'umiltà altrimenti torni a casa), si affidano a lui ed è solo così che la squadra di Sousa funziona. Ed è così che il portoghese sta centrando una delle richieste della società da quando è tornato Corvino, valorizzare i giovani, portarli in prima squadra, lavorare in simbiosi con il tecnico della Primavera e avvicinare il settore giovanile alla serie A. Così che anche i più giovani si sentano parte di una grande famiglia e capiscano che con coraggio, altruismo e fantasia si può arrivare eccome. Insomma se a Sousa le critiche non vengono risparmiate, almeno su questo punto bisogna dargli merito.