CERTI AMORI NON FINISCONO

02.10.2014 00:00 di Giulio Incagli   vedi letture
CERTI AMORI NON FINISCONO
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© foto di Giacomo Morini

Mozart, Picasso, Einstein, Van Gogh, Woody Allen, Steve Jobs. Sono soltanto alcuni esempi di genio infinito, accompagnato e, talvolta, oscurato da massicce dosi di sregolatezza. Nel mondo dello sport, dove passioni e sentimenti si spingono fino ai limiti dell’esasperazione, esempi del genere si sprecano. James Hunt e John McEnroe. Solo per citarne due. Campioni dalle potenzialità uniche, che hanno vinto ed estasiato tutti. Ma giunti spesso agli onori della cronaca, più per le loro stravaganti azioni, che non per trofei o successi. Come tutti sappiamo però, è proprio il calcio a stuzzicare e a spingere spesso ad oltrepassare il limite. A cercare sempre qualcosa di diverso e, se possibile, maggiore. Senza badare a regole o imposizioni. La lista è lunghissima, a partire dagli albori di questo sport. Da Best, a Maradona, passando per Cantona e Gascoigne, fino ad arrivare ai casi più recenti di Ronaldinho, Adriano e della coppia tutta italiana Cassano-Balotelli. Come vedete però, spesso è il genio a prevalere e, il più delle volte, il cuore dei tifosi viene letteralmente trafitto da quella dose di sana follia che viaggia a braccetto con potenzialità fuori dal comune.

Adrian Mutu, nella hall of fame dei geni sregolati, ha, da sempre, un posto d'onore a lui riservato. Conservato con cura anche nei 5 anni vissuti, tra gioie e dolori (pochi per la verità), in riva all’Arno. Firenze lo ha adottato, amato e sostenuto. Come è successo in passato soltanto con coloro che ne hanno scritto la storia. Lui ha risposto spesso sul campo. Con quell’inchino sotto la Fiesole. Semplice, quanto emozionante. 112 presenze. 54 reti. Una finale di Coppa Uefa sfiorata. Le notti magiche nella Champions dei sogni del 2010. Il passaggio alla Roma saltato all’ultimo. L’esclusione dalla Nazionale per motivi disciplinari. Il dito davanti al naso per zittire il Franchi dopo un gol al Cagliari. Ma anche le notti brave nel centro fiorentino. Questo e tanto altro è stato Adrian Mutu a Firenze.

Soltanto per tutta questa serie di motivi, la notizia di ieri di un suo possibile quanto clamoroso ritorno in viola (LEGGI QUI), è riuscita, a 3 anni e mezzo di distanza, a dividere tutti. Nonostante la sua carta d’identità, verrebbe da dire. Perché no? Hanno esclamato in molti. La solita minestra riscaldata. Non scherziamo. La risposta.
Oggi intanto, sono arrivate clamorose conferme (LEGGI QUI), e la pazza idea sembra prendere sempre più corpo. Il suo passaggio annunciato al Pune FC (squadra indiana in partnership con la Fiorentina), si fa sempre più complicato e i più romantici stanno già spolverando la 10 a tinte oro.

Ora, è evidente che 35 anni e qualche stagione in chiaro scuro a giro per l’Europa, non sono un ottimo biglietto da visita e, forse, per una volta lo scetticismo fiorentino è più razionale e ponderato che mai. Ma, in un momento delicato come questo, con le casse che piangono e il bilancio chiuso in passivo, sarebbe così pazza l’idea di riportare il Fenomeno a Firenze? Del resto, Venditti è sempre lì a ricordarlo: certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.