DELLA VALLE, Un impero da 2 miliardi di euro

01.12.2015 14:45 di Redazione FV Twitter:    vedi letture
Fonte: calcioefinanza.it
DELLA VALLE, Un impero da 2 miliardi di euro
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Una creatura ramificata da quasi 2 miliardi di euro, che va dalla Tod’s – l’azienda più importante e redditizia del gruppo – alla Fiorentina, controllata al 100% e con un ruolo in termini di notorietà individuale e del gruppo indubbiamente marcato. Questa la stima complessiva che oggi il quotidiano Affari e Finanza di La Repubblica fa a proposito delle attività economiche della famiglia Della Valle.

Un agglomerato di attività quotate e non quotate. Tra queste ultime in particolare si trova la Fiorentina, insieme alla partecipazione nei treni Ntv (salita al 18%, dopo il recente aumento di capitale fino a 100 milioni) che quest’anno dovrebbe avere un margine operativo positivo e al marchio della stilista italiana Elsa Schiapparelli.

La partecipazione del 56,7% nel marchio del lusso marchigiano ai valori di Borsa vale 1,35 miliardi ma è destinato a salire con la recente acquisizione di Roger Vivier. La griffe francese è stata sviluppata parallelamente dalla famiglia Della Valle che ora vendendola alla Tod’s incasserà 415 milioni, di cui 207 milioni in cash mentre gli altri 207 milioni saranno reinvestiti in azioni Tod’s. Tenendo presente che una grossa parte dei 300 milioni di plusvalenza se ne andrà in tasse la convenienza finale dell’operazione dipenderà dall’andamento futuro del titolo della società di Sant’Elpidio a mare.

Alcuni analisti stimano che il prezzo pagato da Tod’s per Vivier sia di lusso. Tutti concordano sul fatto che l’acquisizione creerà valore nel tempo, ma Tod’s pagherà 415 milioni più iva: togliendo l’accordo di esclusiva (25 milioni) e aggiungendo il negozio di Parigi (20 milioni) il gruppo anticipa subito l’equivalente di 40anni di licenze.

E se il voto sarà positivo Tod’s diventerà sempre più un un polo di scarpe di lusso, con Vivier (15% del fatturato consolidato) stella emergente, i mocassini a pallini la nave ammiraglia (55% dei ricavi), mentre Hogan e Fay (circa il 30%) brand che ancora faticano a diventare internazionali nel panorama del lusso.

E così è possibile che prima o poi Tod’s quoti separatamente da un lato Vivier e dall’altro Hogan e Fay, continuando a sviluppare la produzione, ma facendo emergere il valore intrinseco ad ogni singola griffe.

Intanto, salvo nuove tempeste di mercato, il 2016 dovrebbe essere un anno positivo per il gruppo, in quanto molti timori legati alla Cina sono destinanti a rientrare, e anche se l’acquisto di Vivier diluirà gli utili 2016 di un 2-3% la situazione dovrebbe migliorare già nel 2017.

Agli attuali prezzi di Borsa gli analisti restano neutrali o negativi, con target che oscillano dai 69 euro di Fidentis agli 87 di Mediobanca. Ma se il titolo dovesse calare i Della Valle sono pronti a rastrellare salendo anche oltre il 64,2% che avranno dopo l’operazione Vivier.

La Tod’s è il core business dell’impero della dinasty marchigiana, non a caso la loro partecipazione nell’azienda sul mercato capitalizza 1,35 miliardi e rappresenta buona parte del loro patrimonio. Ma più di una volta i Della Valle hanno investito in altre aziende italiane e non, con sorti alterne.

L’acquisto della quota di Bnl, poi rivenduto nel 2006 ai francesi di Bnp Paribas fruttò alla dinasty marchigiana circa 250 milioni di plusvalenza. Stesso discorso per i grandi magazzini Usa, Saks, che nel 2013 hanno generato 150 milioni di guadagni.

Discorso opposto per l’investimento nelle caffettiere Bialetti (rilevate in Ipo nel 2007 per circa 15 milioni, e la cui quota oggi vale 0,3 milioni) e per la partecipazione nella Rcs (7,3%). In Borsa la quota nel gruppo che pubblica il Corriere della Sera vale 21 milioni, meno della metà dei 45 versati due anni fa da Mr Tod’s con l’ultima ricapitalizzaizone.

L’investimento in Piaggio (il 5,5% del capitale oggi vale 45 milioni) risale al 2007, ma è di quelli di lungo termine perché Diego Della Valle crede molto nel potenziale del gruppo, che peraltro paga anche cedole generose.

L’esperienza nel patto di sindacato di Mediobanca (di cui i Della Valle sono soci con lo 0,5% per 46 milioni di capitalizzazione) e nel consiglio delle Generali sono servite a dare robuste spallate ai salotti buoni ma non hanno dato particolari soddisfazioni dal punto di vista economico.