MISERIA E NOBILTÀ. IL VALORE DELLE PICCOLE COSE, COME L'AMORE PER IL CALCIO. PER LA FIORENTINA. PER LA LIBERTÀ

15.11.2015 00:00 di  Marco Conterio  Twitter:    vedi letture
MISERIA E NOBILTÀ. IL VALORE DELLE PICCOLE COSE, COME L'AMORE PER IL CALCIO. PER LA FIORENTINA. PER LA LIBERTÀ
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© foto di Federico De Luca

Ricordo che faceva un gran caldo, quel 26 agosto del 1990. Ricordo la sciarpa, il sole, le grida, il rigore di Dunga. Il mio primo gol fiorentino, visto come se sul campo scendessero degli eroi, delle icone, lo segnò Antonio Dell'Oglio. Ma devo andarlo a ripescare dagli archivi della memoria, dai tabellini di un passato che mi sembra così lontano. Ricordo, mi sforzo. Fiorentina-Venezia, 4-1. Eccola, la mia prima partita. Le voci ed i suoni, echi di gioia ed abbracci d'amore, sono stati una fiammella. Il primo impatto sconvolgente e travolgente. Il calcio, amore mio. E' passata una vita e rimpiango quella gioia bambina. Quella che oggi è strozzata e quella che non riesce a venire giù, dalle dita, su questa tastiera.

Non riesco a raccontare la Fiorentina ed il calcio, non oggi. Non dopo quel che è successo a Parigi. Non dopo che quell'emozione ha magari sfiorato per la prima volta anime candide allo Stade de France accorse per vedere quelli che ancora non sanno che saranno i loro eroi. Il gigante Pogba. L'implacabile Martial. Il funambolo Griezmann. Giovani cuori che non dovrebbero neanche sapere cosa sia la morte e che invece, nella loro Parigi, o magari in una città che li aveva appena accolti in un caldo e luminoso abbraccio, l'hanno dovuta scoprire. Uno, due, tre boati. Esplosioni fragorose che hanno rotto il silenzio, che hanno squarciato l'anima di una civiltà e spezzato tante vite innocenti.

Scrivere di Fiorentina, di facezie, di sogni e di turbamenti, sembra così assurdo. Vuoto. Vano. Inutile. Fermarsi, però, sarebbe cedere e cedere al terrore, al terrorismo. Per questo, devo riuscirci. Sarebbe piegarsi alla volontà di chi non ci vuole più liberi. A chi vuole imporci il suo insensato amore, la sua follia, il suo odio. Per questo ci sono cose che riempiono l'anima, in queste ore. Il ragazzo che suona Imagine nelle strade di Parigi. I tifosi che cantano la Marsigliese una volta usciti dallo Stade de France, mentre gli echi di un massacro suonavano ancora forti nei cieli della Ville Lumiere. La Fiorentina, perché qui di questo colore si parla, questo deve essere. Approdo sicuro, appiglio sano. La speranza chiusa in una parola, Scudetto, che evoca ricordi solo di alcuni, memorie di foto seppia e di voci dal passato per molti altri.

Sembra inutile ma non lo è. E' vita. Ed allora ben vengano i sogni di un gran difensore con il risparmio dello stipendio di Vincenzo Montella e dei soldi incassati dall'addio del tecnico direzione Sampdoria. E siano pur ben accolte le polemiche sane, vere, veraci, che fanno parte di una passione che nulla e nessuno potrà mai strappare dall'animo dell'uomo. Faceva un gran caldo, quell'agosto del '90, mentre oggi sentiamo tutti un freddo gelido, nelle vene. Ma non può e non deve fermarci, anche nel momento del silenzio, della preghiera. Di tutte queste piccole cose che fanno parte della vita di ogni giorno. Lo stadio, il ristorante, la piazza, il concerto. L'anima, pur ferita, non si può uccidere. E le passioni di ogni giorno, che siano una canzone d'amore o l'inno di Narciso Parigi, sono qui a ricordarcelo.

Di Marco Conterio
Caporedattore, Tuttomercatoweb.com