S.SARTI A FV, IL MIO "BERNA" NEL 2004: TUTTO CLASSE E CARISMA

Esclusiva di Firenzeviola.it
03.08.2015 17:00 di Andrea Giannattasio Twitter:    vedi letture
S.SARTI A FV, IL MIO "BERNA" NEL 2004: TUTTO CLASSE E CARISMA
FirenzeViola.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Un numero 10 predestinato, con il colore viola nel sangue. All’indomani del bel successo per 2-1 in amichevole sul Barcellona, tutte le copertine sono solo per lui, per Federico Bernardeschi. Che con quel numero di maglia sulle spalle, quel magico tocco di palla ed una personalità straripante sta facendo davvero sognare una città intera. Un predestinato, dicevamo, uno che conosce Firenze e la Fiorentina dal lontano 2004, quando la dirigenza gigliata riuscì a strappare il giovane “Berna” all’Empoli e lo inserì nei Pulcini viola. Un nuovo percorso per il talento di Carrara, che da allora non si è più allontanato dalla Fiorentina per i successivi 11 anni (eccezion fatta per la parentesi a Crotone di un anno fa) e che adesso è pronto a diventarne un simbolo. Firenzeviola.it ha deciso di tornare indietro nel tempo ed ha contattato in esclusiva mister Simone Sarti, ex allenatore dei Pulcini gigliati nella stagione 2004/2005 che ha allenato Bernardeschi nella sua prima stagione in assoluto alla Fiorentina.

Mister, se le dico Bernardeschi, lei cosa mi risponde?
“Che ieri sera ero al Franchi e mi sono goduto la prova del mio pupillo Federico, col quale conservo ancora un gran rapporto. Ero venuto apposta per lui perché sapevo che avrebbe giocato e non ha tradito le mie aspettative. Tra me e Berna è rimasto qualcosa di speciale, perché fin da quando arrivò a Firenze nel 2004 avevo già capito che si trattava di un ragazzo con qualcosa in più. Lo dissi subito all’allora responsabile del settore giovanile viola, il dottor Leonardi: questo è davvero buono, è un talento che va blindato subito. Mencucci era lì presente, può solo confermare. Ed adesso vederlo così in alto per me è solo motivo di grande gioia”.

Se ripensa al Bernardeschi del 2004, cosa le viene in mente per prima cosa?
“Il suo estro ed il suo piacere di giocare al pallone, sempre e comunque. Quando lui nel 2004 arrivò alla Fiorentina, ricordo che faceva Carrara-Firenze accompagnato in auto dalla mamma tre volte alla settimana: ebbene, nonostante il lungo viaggio, appena arrivava al campo iniziava a correre e a giocare come se stesse a 10 metri di distanza dal centro di allenamento. Ho ancora in mente quelle immagini di oltre 10 anni fa: quella testina bionda che scorrazzava sul campo, quel passo cadenzato e quel sinistro che cantava. Per lui era già allora una gioia ed un piacere giocare a calcio. Senza contare, poi, il carisma che ha sempre avuto. C’è un episodio che mi preme ricordare…”

Prego.
“Quando con la Fiorentina eravamo a San Patrignano per giocarci la finale di un torneo: davanti a noi c’era l’Inter, che aveva molti giocatori di colore strutturalmente più grandi e grossi dei miei giocatori. I miei ragazzini si erano fermati sulla porta degli spogliatoi per ammirare i loro coetanei passare davanti, quasi impauriti ed ammirati allo stesso tempo ma Federico li richiamò all’ordine: “Ragazzi, cosa state guardando? Loro hanno una testa e due gambe come noi, possiamo batterli: non ci intimoriamo”. Un carattere notevole per un ragazzino di 11 anni. E sapete come andò? Pareggiamo 0-0 e poi ai rigori andammo in finale. Federico ci aveva visto lungo…”

Pensa che Federico possa diventare un simbolo della Fiorentina nei prossimi anni?
“Spero proprio di sì, ha tutto il potenziale davanti per diventare un giocatore molto importante negli anni a venire per tutta Firenze. È un bellissimo segnale per tutto il calcio che un giocatore italiano arrivi a primeggiare coi grandi dopo aver fatto tutte le trafile del settore giovanile. È una cosa che mi riempie d’orgoglio anche perché nel mio piccolo ho cresciuto anche io Bernardeschi e so cosa può dare. Gli faccio tanti auguri ed un grande in bocca al lupo”.