PETRACHI A RFV: "BELOTTI? AL TORO CAIRO SI LAMENTAVA, POI ESPLOSE. AQUILANI VIOLA? GLI SERVE UN DS"

06.05.2024 16:00 di  Ludovico Mauro   vedi letture
PETRACHI A RFV: "BELOTTI? AL TORO CAIRO SI LAMENTAVA, POI ESPLOSE. AQUILANI VIOLA? GLI SERVE UN DS"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Solo due gol da quando è alla Fiorentina, ma anche tante sportellate e lavoro sporco. Andrea Belotti il meglio di sé l'aveva dato al Torino, quando toccò anche quota 26 gol in stagione nel 2016/17. A portarlo in granata fu il direttore sportivo Gianluca Petrachi, fermo dopo l'esperienza a Roma e al telefono con Radio FirenzeViola per commentare il rendimento del Gallo:

È stata giusta la scelta di scegliere Firenze a gennaio?
"Assolutamente sì, era chiuso a Roma, se avesse fatto la scelta a inizio stagione anziché a gennaio sarebbe stato ancora meglio. Anche perché Belotti è uno a cui va data fiducia, solo con continuità può acquisire autostima e una grande condizione fisica. Ricordo ancora quando lo prendemmo dal Palermo per 7 milioni: le prime 5-6 giornate non è che non segnava, non vedeva proprio la porta. Infatti Cairo si lamentava sia con me che con Ventura, ci diceva: 'Ma chi abbiamo preso? Sicuri che non abbiamo sbagliato? Per noi è un investimento importante'. Gli abbiamo continuato a dare fiducia e da lì si è sbloccato, senza più fermarsi. Poi ci sono anche gli infortuni, ha avuto qualche problema al ginocchio il penultimo anno a Torino. Ma la Fiorentina è la dimensione in cui può riprendersi la titolarità e il gol in maniera continua, perché più gioca e più entra in condizione. E poi non lesina mai energie, dà il 300% ed è stato anche un po' sfortunato con qualche palo di troppo e qualche gol annullato sul filo del rasoio. Inoltre, prima calciava anche i rigori, oggi no".

Quindi appoggerebbe la scelta, lato club e giocatore, di proseguire insieme?
"Sicuramente. Fossi in lui non avrei dubbi a ripartire da Firenze. Anche perché venni a vedere la semifinale con l'Atalanta, ho visto che la gente lo apprezzava e lo osannava. Fece un'ottima gara e uscì tra gli applausi della gente di Firenze, e per lui questo è di fondamentale importanza".

Lei ha lavorato da dirigente al Pisa, dove oggi allena Alberto Aquilani, tra i papabili per la panchina della Fiorentina che verrà.
"Io credo che innanzitutto sia un'esperienza positiva quella di Aquilani, passare dal settore giovanile alla prima squadra porta cambiamenti importanti. Confrontarsi con i grandi è sempre una situazione che devi vivere, non puoi permetterti di dire "vado lì perché ho fato bene in Primavera". Aquilani ha fatto bene a scegliere di confrontarsi coi grandi, ha portato avanti un suo modo di lavorare e con le difficoltà del caso. A supportarlo ci vuole una società alle spalle, un ds".

Prosegue: "Innanzitutto il mondo Fiorentina è stato scombussolato dalla vicenda Barone, che era il padre-padrone della Fiorentina su delega di Commisso. Non so se il futuro del club sia legato a Italiano, ma per me resta un ottimo allenatore, uno dei più capaci tra i giovani rampanti che abbiamo in Italia. Non so se la società si dirotterà su Aquilani, ma lui avrà sicuramente un futuro roseo".

Invece della stagione attuale che idea si è fatto?
"Ha giocato su più fronti, non può essere paragonata a chi ha fatto solo il campionato. Non è semplice e non è da tutti fare di nuovo la semifinale di Coppa Italia, il bilancio non può non essere positivo. Poi si spera sempre in qualcosa in più, di crescere rispetto al passato, ma la Fiorentina ha fatto un campionato importante. E non è ancora finito, poi ci può stare che nei tanti impegni concedi qualcosa altrove. Specie se non hai un organico top per i tuoi impegni. Però la Fiorentina si è consolidata, negli ultimi anni è stata la rivelazione e ha fatto investimenti importanti. Può solo crescere come club".

E lei direttore, per quanto possa essere una banale provocazione, ripartirebbe dalla Fiorentina?
(ride, ndr). Alla Fiorentina c'è un amico che è Daniele Pradè, nonché collega. Non sarebbe corretto parlarne, ma è chiaro che Firenze per chi fa il mio lavoro è una piazza ambita. Il presidente è forte, la città ha fame di calcio e vuole riprendersi lo spazio che merita. Ci sarebbero tanti presupposti per vederla come una piazza importante, credo valga di più anche di tante piazze che ora le stanno davanti. La Fiorentina ha un fascino bello e particolare, ma ora restano discorsi da bar... li lasciamo là facendo qualche battuta (ride, ndr)".