IL COMMENTO TECNICO: LO SCUDETTO È POSSIBILE, LA VIOLA È MATURA. BERNA UN GIGANTE

09.11.2015 00:30 di  Enzo Bucchioni  Twitter:    vedi letture
IL COMMENTO TECNICO: LO SCUDETTO È POSSIBILE, LA VIOLA È MATURA. BERNA UN GIGANTE

Un’altra partita perfetta e la Fiorentina arriva all’ennesimo stop per la Nazionale in testa alla classifica alla pari con l’Inter, ma in realtà prima per aver battuto i nerazzurri nello scontro diretto, dettaglio non da poco.

Qualcosa di incredibile, quasi di impensabile soltanto qualche mese fa, ma ampiamente giustificato da quello che la Fiorentina ha fatto e fa sul campo fino ad oggi.

Non è un caso o il frutto di un periodo fortunato se la squadra viola è in testa, da mesi gioca un calcio straordinario, unisce qualità e quantità, brillantezza e intelligenza tattica, alterna momenti di gioco vero alla capacità di soffrire e di lottare. Una squadra completa, matura, capace di vincere contro chiunque e si sapeva, ma adesso abile anche nel gestire le gare e di interpretarle tatticamente come fanno soltanto i grandi gruppi e i grandi giocatori.

Il merito è sicuramente di Sousa che ha saputo dare a questa squadra una grande autostima che prima mancava, che ha saputo trasmettere a tutti un po’ della sua capacità di vincere dimostrata sia da giocatore che da allenatore.

La trasformazione è fondamentale e tutto questo è soltanto merito del tecnico, passare da una bella Fiorentina (con Prandelli e Montella) a una Fiorentina che vince era il passaggio decisivo, l’ultimo tassello che mancava a un lavoro iniziato molti anni.

Tutto ci fa pensare che un vincente come Sousa stia facendo cambiare la rotta, è vero che la vittoria non è ancora arrivata (e tocchiamo ferro), ma essere vincenti ha anche altri significati, come ad esempio fare le scelte giuste, avere coraggio, far crescere l’autostima del gruppo. Non so se vincerà anche materialmente, ma questo è un gruppo vincente: la differenza è sottile, però sostanziale.

Seguendo il ragionamento, non sappiamo se la Fiorentina riuscirà a vincere lo scudetto, ma dopo aver battuto anche la Sampdoria  (in casa non aveva mai perso) con una semplicità straordinaria, arrivati a quasi un terzo della stagione possiamo dire che questa squadra se la giocherà fino in fondo.

Nessuno gioca bene come la Fiorentina , ma non basta. Nessuno ha un gruppo così compatto e omogeneo anche dal punto di vista tecnico, senza lacune, con una qualità medio alta in tutti i reparti e ben distribuita nell’organico. Ventidue giocatori che Sousa ha fatto diventare tutti titolari interscambiabili, senza trascurare il livello assoluto di alcuni che hanno un valore tecnico, una capacità tattica e una maturità ben sopra la media.

La vittoria sulla Sampdoria diventa un altro snodo, un altro ostacolo che la Fiorentina ha superato con assoluta, inattesa facilità. Eppure niente era scontato, la Samp è un ottimo complesso con alcune punte di eccellenza come Eder e Muriel. Giocare dopo aver visto vincere Inter, Roma e Napoli, con l’obbligo di fare i tre punti, poteva mettere ansia, complicare ancora di più la sfida di Marassi e invece, ancora una volta, i ragazzi di Sousa hanno affrontato la gara con il piglio e la personalità di chi non ha paura di nessuno e vuole far capire subito chi comanda in campo. L’approccio alla partita è sempre perfetto.

Alla fine è venuta fuori una prestazione incredibile che ha annientato la formazione di Zenga che non ha mai capito cosa fare davanti a quel muro di maglie bianche sempre in movimento in tutte le parti del campo, capaci di difendere, rubare palla e attaccare con assoluta continuità, una capacità e semplicità di far gioco e far girare la palla disarmanti.

Il portiere Tatarusanu forse non ha fatto neppure la doccia, sicuramente non ha sudato e questo potrebbe bastare per spiegare una gara durante la quale la Fiorentina ha alternato un possesso palla degno del Barcellona con verticalizzazioni e accelerazioni che hanno disorientato la Samp.

Una squadra sola al comando per merito del gioco e questo non c’è dubbio, ma anche degli interpreti che mostrano, dal primo all’ultimo, di credere nel calcio che vuole Sousa e nelle loro capacità individuali. La Fiorentina gioca con una naturalezza e una forza tali che tutto sembra facile. I giocatori si divertono, vanno in campo con il sorriso e la testa sgombra, così anche le giocate più difficili diventano facili.

I segreti tattici sono essenzialmente due. Per prima cosa il grande movimento senza palla di tutti i giocatori che rende la manovra più fluida. Chi ha la palla fra i piedi ha sempre più soluzioni di passaggio, dall’appoggio al vicino, al passaggio verso chi si sovrappone, al lancio lungo verso chi fa movimento in verticale o in orizzontale. Secondo dogma è il presidio del centrocampo. Nella zona decisiva dove il gioco si crea e si interrompe, Sousa ha scelto di mettere sempre almeno sei giocatori, spesso anche sette. La Fiorentina in genere gioca con una punta che comunque partecipa al gioco anche in fase di non possesso e due mezze punte capaci di fare anche i centrocampisti che uniti ai quattro stabili diventano sei. Ecco spiegato perché la Fiorentina è la squadra del campionato con il miglior possesso palla e anche perché è difficile superare la barriera centrale capace di interrompere bene le linee di passaggio avversarie e proteggere la difesa.

Quando parlo di scudetto lo dico proprio per questo, vedo una Fiorentina giocare in modo tatticamente perfetto, tecnicamente molti giocatori sono cresciuti e psicologicamente tutti si sentono pronti per vincere. Certe magie nascono così.

Dell’allenatore e del suo lavoro non smetteremo mai di parlare. E’ logico che questa squadra è nata nella sua mente e con il suo lavoro, ma dobbiamo dare grandi meriti anche a questo gruppo di giocatori che si è fatto conquistare da un leader e lo segue con grande partecipazione.

E qui siamo ai singoli che giocano dentro un meccanismo perfetto. Mi piace elogiare Bernardeschi. Un ragazzino di vent’anni che ha scelto la maglia numero dieci pensando a Rui Costa o (ops) Antognoni e che invece si ritrova a fare il Domenghini (ieri sera) o il Zambrotta (in altre occasioni) è qualcosa di assolutamente incredibile. Lo fa e lo fa bene. Ci crede. Alle qualità tecniche e alla corsa, Bernardeschi ha aggiunto entusiasmo e umiltà. Con queste doti può fare quel che vuole. Non so se diventare una grande seconda punta o un fantasista, ora anche lui sa che potrebbe diventare perfino un grande esterno di destra o di sinistra. Bernardeschi è un giocatore che si sta completando, sta studiando da campione. Non è poco.

E Kalinic? Abbiamo finito gli aggettivi. Lavora per tre e fa pure gol (sono sette). Ilicic? Sorride anche lui, contento per come gioca bene. Astori? Insuperabile. Borja? Solito leader. Vogliamo parlare di Vecino e Badelj (grandissimo) che ammoniti dopo pochissimi minuti hanno giocato con la tranquillità dei giganti. Ma tutti vanno elogiati da Pasqual a Gonzalo a Roncaglia per una gara senza acuti, ma con una assoluta dedizione al gioco, ai movimenti, allo spartito da suonare in undici.

La Fiorentina è questa e non mollerà tanto facilmente. Perché? Detto delle qualità tecniche, voglio sottolineare il carattere del gruppo e soprattutto del suo zoccolo duro, che ha raggiunto l’apice della maturità psicofisica dopo quattro anni di lavoro e ha beneficiato dell’arrivo dei nuovi che hanno portato entusiasmo.

Così, toccando ferro come avevo parlato di nove punti da fare nelle scorse tre partite (obiettivo centrato), ora guardo il calendario e vi ricordo che dal 22 novembre fino a Natale la Fiorentina dovrà giocare con Empoli in casa, Sassuolo, Udinese in casa, Juventus e Chievo in casa. Per le altre squadre diversi scontri diretti.

Ora ognuno faccia pure i suoi conti e le sue tabelle, ma non saranno mai uguali a quelle di Sousa che le vuole vincere tutte….Ci siamo capiti