CORVINO STORY, Tra corvinate e cantonate

08.04.2012 18:00 di  Paolo Bocchi   vedi letture
CORVINO STORY, Tra corvinate e cantonate
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© foto di Giacomo Morini

Come è ormai noto, dopo 7 anni l'era di Pantaleo Corvino alla Fiorentina si concluderà al termine di questa stagione. Il ds viola è la prima vittima di una situazione che si è andata deteriorando nelle ultime due negative annate, e che ha avuto il suo culmine nella sconfitta record contro la Juventus, che ha fatto esplodere la contestazione di un'intera città. Ma non è certo l'unico responsabile di questa situazione, e il momento scelto dalla società per questo annuncio, con il futuro ex ds viola alle prese con gravi problemi familiari, forse non è stato esattamente tra i più opportuni. Ripercorriamo le tappe della sua avventura a Firenze, iniziata in maniera esaltante e poi terminata come tutti sappiamo.

Arrivato nell'estate 2005, dopo un campionato che vide la Fiorentina salvarsi all'ultima giornata, Corvino ha legato il suo nome alle grandi imprese della Fiorentina di Prandelli, ma anche ai deludenti risultati degli ultimi due anni e mezzo. La prima campagna acquisti del ds di Vernole non fu semplice, dovendo sfoltire una rosa lunghissima, ancora farcita di elementi reduci dal campionato di B e anche della C2. Il colpo ad effetto è l'acquisto di Toni dal Palermo per 10 milioni, una cifra irrisoria visto il rendimento offerto dal bomber di Pavullo nelle sue due stagioni in viola, in cui mette a segno 47 reti in appena 67 presenze. Arrivano anche elementi come Frey, Gamberini, Pasqual, Jorgensen (riscattato per 500 euro n.d.r.), Montolivo, che formeranno lo zoccolo duro della squadra che centrerà per quattro anni consecutivi un posto in Champions League. Qualche polemica accompagnerà la risoluzione delle comproprietà con la Juventus, con la Fiorentina che perde Miccoli e Maresca, costati oltre 10 milioni di euro appena un anno prima, e incassa una cifra inferiore ai 2,5 milioni. Ma i risultati ottenuti dalla squadra, poi cancellati da Calciopoli, mettono a tacere le polemiche.

La stagione 2006-2007 è legata al grande colpo Adrian Mutu, preso per una cifra (8 milioni) di gran lunga inferiore al suo valore. Arrivano anche Santana, e Liverani, giocatori importanti strappati alla concorrenza di numerose squadre. A gennaio arriva il promettente Kuzmanovic, soffiato in extremis al Palermo dell'amico Rino Foschi. La squadra, nonostante la penalizzazione, raggiunge il quinto posto, e sarebbe virtualmente terza. L'anno successivo, tra lo scetticismo generale arriva Pablo Osvaldo, che con i suoi gol permetterà alla Fiorentina di soffiare al Milan il quarto posto. Una vera e propria "corvinata". Arrivano anche alcuni giovani di belle speranze, che però non riusciranno ad imporsi a Firenze come Mazuch, Hable, Lupoli e Vanden Borre. Fa storcere il naso l'acquisto di Semioli, fortemente richiesto da Prandelli e pagato oltre 7 milioni. Un buoni affare si rivelerà invece l'ingaggio di Vieri, ma nel mercato di gennaio gli acquisti di Da Costa e Cacia si riveleranno tanto dispendiosi quanto sbagliati. La squadra però arriva quarta, e i soldi della Champions permetteranno al ds viola un mercato estivo scoppiettante. Arrivano Gilardino, Vargas, Felipe Melo, ma soprattutto Stevan Jovetic, da tutti indicato come uno dei campioni del futuro. Gli addii di Ujfalusi e Liverani a parametro zero verranno rimpianti, ma passano in secondo piano rispetto all'importanza degli arrivi. Un mercato da oltre 50 milioni, con l'obiettivo di consacrare la Fiorentina tra le grandi d'Italia, e fare una bella figura in Champions. Il cammino nella massima competizione europea si ferma però ai gironi eliminatori, e a gennaio vengono ceduti Pazzini e Osvaldo. La Fiorentina riesce tuttavia a centrare il quarto posto. L'estate successiva è caratterizzata dalla cessione record di Felipe Melo alla Juventus per 25 milioni, mentre vengono acquistati elementi di esperienza come Marchionni, Natali e Zanetti, e un giovane promettente come De Silvestri. L'arrivo come vice Gilardino di Nacho Castillo fa però storcere il naso a molti, così come quello dell'oggetto misterioso Savio Nsereko. La squadra disputa un girone di Champions eccellente,  vincendo 5 gare su 6, e si qualifica agli ottavi. A gennaio vengono acquistati Bolatti, Felipe e Ljajic, per una cifra complessiva vicina ai 20 milioni di euro. Si tratta purtroppo di tre acquisti sbagliati, dai quali avrà origine il declino della squadra viola. Vengono ceduti elementi importanti per lo spogliatoio come Dainelli e Jorgensen.

L'immeritata eliminazione dalla Champions ad opera del Bayern e di Ovrebo è un po' come il canto del cigno del ciclo vincente targato Prandelli-Corvino, con la squadra che termina il campionato all'11° posto. Prandelli e la Fiorentina si separano, e Corvino sceglie Mihajlovic per aprire un nuovo ciclo. La rivoluzione però non arriva, e gli arrivi di D'Agostino, Cerci e Boruc non entusiasmano. A gennaio viene acquistato il portiere extracomunitario Neto, nonostante la presenza in rosa di Frey e Boruc, mentre Behrami si rivelerà un grande colpo, così come Nastasic, che viene bloccato in attesa di giugno. La squadra tuttavia resta fuori dall'Europa, e Corvino decide di iniziare quel rinnovamento della rosa che aveva deciso di non effettuare 12 mesi prima. Via Mutu e Frey, Santana e Donadel, Comotto ed Avramov. Tutti a parametro zero. Viene rispedito a Udine anche D'Agostino, costato ben 5,5 milioni appena un anno prima. Vengono ingaggiati Lazzari, Kharja e Cassani, poi Munari, Romulo e Santiago Silva, e questa è putroppo storia recente. Ormai Corvino ha perso il credito che aveva guadagnato nei suoi primi anni fiorentini, e le ultime campagne acquisti fanno storcere il naso a molti. Il ds viola sembra aver perso anche il sorriso, e ogni confronto con la stampa si risolve con l'elenco, un po' fine a se stesso, dei risultati ottenuti nel recente passato.

L'ultimo mercato di gennaio è probabilmente la goccia che fa traboccare il vaso, con gli addii di Gilardino, Munari e Santiago Silva, e gli arrivi di Amauri, fermo da nove mesi, e Olivera, che non brillava nemmeno a Lecce. Sfumano in extremis Guido Pizarro e El Hamdaoui. La Fiorentina crolla, venendo coinvolta nella lotta per non retrocedere. Si arriva così a sabato scorso, un giorno che nessun tifoso viola potrà mai dimenticare. Corvino, per il quale fino a qualche settimana prima si parlava di rinnovo, viene convocato a Firenze per comunicargli che il suo contratto non verrà rinnovato. Un rapporto tra alti e bassi, fatto di ottimi risultati e cocenti batoste. Grandi intuizioni e cantonate clamorose. Corvinate riuscite e altre fallite. Un amore durato 7 anni, ma che forse era già finito due stagioni or sono. Adesso le strade si dividono, putroppo in un momento molto brutto per entrambe le parti. La Fiorentina deve pensare a salvarsi, poi dovrà iniziare la rifondazione. Da chi sarà orchestrata lo sapremo presto.

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