2009-2012: UN DECLINO CHE PARTE DAL MERCATO

20.01.2012 00:00 di  Paolo Bocchi   vedi letture
2009-2012: UN DECLINO CHE PARTE DAL MERCATO
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© foto di Giacomo Morini

Siamo appena a metà stagione, ma in casa viola la situazione è talmente grave che occorre analizzare le cause di un declino costante, che dura ormai da due anni. La sconfitta con il Lecce ha fatto salire tutti sul banco degli imputati, dai Della Valle in giù. Alla proprietà viene contestato di non voler investire, che il tanto sbandierato progetto non esiste più. Invece, come vedremo, gli investimenti sono continuati, anche se in misura minore rispetto al passato, ma alcune scelte sono state del tutto errate, e dalle cessioni spesso non si è riusciti a ricavare cifre consone al valore dei partenti. Vediamo nel dettaglio i movimenti principali delle ultime sessioni di mercato, dall'inizio del declino all'attualità:

Estate 2009: La Fiorentina si è brillantemente qualificata per i preliminari di Champions League, e Pantaleo Corvino si trova a potenziare una rosa già competitiva per riuscire a centrare l'obiettivo qualificazione. Il grande caso dell'estate è rappresentato dalla cessione di Felipe Melo alla Juventus, un affare che frutta circa 18 milioni di euro cash, più i cartellini di Zanetti e Marchionni, voluti fortemente da Prandelli. Altri acquisti di rilievo saranno Cesare Natali per 2,5 milioni, De Silvestri per circa 6,5, Castillo per poco meno di 1 milione e l'oggetto misterioso Savio Nsereko, costato 3 milioni più il cartellino di Manuel Da costa, pagato poco meno di 5 appena un anno prima. A fronte di questi arrivi, le partenze di Kuzmanovic per 8 milioni, di Semioli per 5,5 e del già citato Melo. Una sessione di mercato che si chiude con un utile di circa 18 milioni,  senza considerare le operazioni minori riguardanti il settore giovanile.

Gennaio 2010: La Fiorentina, dopo essersi brillantemente qualificata agli ottavi di finale di Champions, perde Mutu per il noto caso della sibutramina. Circa 6,5 milioni vengono spesi per l'acquisto di Adem Ljajic dal Partizan, mentre ci vogliono oltre 12 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di Felipe e Mario Bolatti. I rinforzi in attacco si chiamano Keirrison, in prestito dal Barcellona, e il giovane Seferovic, costato circa 2 milioni. Sul fronte cessioni si registrano i dolorosi addii di Dainelli, al Genoa per 3 milioni, e Jorgensen, che torna in Danimarca. Cessioni che non evitano un passivo vicino ai 20 milioni, nonostante il quale la squadra esce indebolita, e dopo l'elminiazione ingiusta ad opera del Bayern, crolla in campionato terminando all'11° posto.

Estate 2010: Dopo il disastroso finale di stagione e la dolorosa separazione da Cesare Prandelli, ci si aspetta un profondo rinnovamento della rosa viola. I movimenti saranno invece molto contenuti, limitandosi agli arrivi di Alessio Cerci per 4,5 milioni, la metà di D'Agostino per 5,5 e l'ingaggio di Boruc per circa 1,2. L'addio di Gobbi a parametro zero non mitiga un passivo anche stavolta superiore ai 10 milioni.

Gennaio 2011: Le dichiarazioni fin troppo ottimistiche di Mihajlovic a inizio campionato si scontrano con la dura realtà di una squadra che non riesce a ritrovarsi, anche a causa delle assenze pesanti di Frey, Mutu e Jovetic. Il primo acquisto di gennaio è, a sorpresa, il portiere Neto(3), nonostante la Fiorentina abbia in rosa Boruc, Avramov e Seculin, portiere dell'under 21. Un ottimo colpo è Valon Behrami, costato una cifra di poco superiore ai 3 milioni. Vengono acquistati anche due giovani molto promettenti come Salifu (2,5) e Nastasic(2,5), che però potrà essere tesserato solo a giugno. Lasciano Firenze in prestito i vari Papa Waigo, Felipe e Nsereko, mentre Zanetti viene ceduto a titolo gratuito al Brescia. Se ne va anche Bolatti, per il quale Corvino riesce a rientrare della cifra spesa dodici mesi prima. Il tutto porta a un ulteriore passivo di circa 8 milioni, ma la squadra non riuscirà per il secondo anno consecutivo a centrare l'Europa.

Estate 2011: Finalmente ci si accorge che il ciclo vincente dell'era Prandelli è finito, e la squadra deve essere rinnovata. In maglia viola arrivano Lazzari(3) e Kharja(2,5) in comproprietà, Cassani in prestito oneroso per 2 milioni con diritto di riscatto a 5 e Munari a titolo definitivo per circa 800.000 euro. Vengono acquistati anche il brasiliano Romulo per 2,5 milioni e, nell'ultimo giorno di mercato, Santiago Silva per poco più di 2 milioni. Sono però le cessioni a destare perplessità: partono Mutu e Frey a titolo gratuito, Santana, Donadel, Comotto e Avramov a parametro zero. Ma è l'addio di D'Agostino a sconcertare. Costato 5,5 milioni per la metà nell'estate precedente, il regista siciliano viene rispedito a Udine per poche migliaia di euro. A conti fatti, 7,5 milioni, compreso l'ingaggio lordo, per 12 presenze in campionato. Un vero e proprio bagno di sangue. Considerando le operazioni minori, come il riscatto di Salifu, il mercato si conclude ancora una volta con un passivo superiore ai 12 milioni di euro, cifra che, secondo la dirigenza, dovrà essere recuperata tra gennaio e giugno.

Gennaio 2012: Siamo all'attualità. Pronti, via e la Fiorentina cede Alberto Gilardino al Genoa per 8 milioni, mentre il Tanque Silva se ne torna in Argentina. In attesa dei loro sostituti, con la telenovela Amauri a tenere banco, la Fiorentina esce dalla Coppa Italia e perde in casa con il Lecce.

Facendo due conti, e tralasciando le spese, non di poco conto, legate ai movimenti del settore giovanile, la Fiorentina ha accompagnato un progressivo impoverimento tecnico con un passivo tra movimenti in entrata e in uscita di circa 32 milioni di euro, non considerando la sessione di mercato attualmente in corso. Difficile in tempi come questi di crisi economica e di fair play finanziario trovare imprenditori disposti ad investire di più sulla squadra viola. Forse sarebbe meglio preoccuparsi di riuscire ad ottimizzare al meglio questi investimenti. Ci sembra utile sottolineare inoltre come la figura di Cesare Prandelli fosse importante anche a livello di campagna acquisti. Negli anni i confronti, anche accesi, tra il "Mago di Orz" e Corvino sono stati numerosi, mentre Mihajlovic è stato costretto, suo malgrado, ad avallare le decisioni di colui che lo aveva voluto con forza sulla panchina viola. Una "carta bianca" della quale l'uomo di Vernole non è riuscito a fare l'uso sperato, vedendo vacillare, anche a causa di alcune figure a lui vicine che gli hanno voltato le spalle, la sua fama di "Re del mercato" acquisita per il lavoro svolto negli anni precedenti. Anche i tifosi, come evidenziato dal nostro sondaggio (LEGGI QUI), sembrano non credere più nelle sue qualità. Riuscirà il ds viola ad invertire la tendenza? Il suo futuro sarà ancora a Firenze? Restano dieci giorni per scoprirlo.